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la festa della mamma

Ore 5,35 di una domenica speciale, oggi è la festa della mamma. Perché mi sono già svegliata? Ieri è stata dura in cucina e forse sarebbe stato il caso di dormire un'altro po per ricaricare le forze, che giornata strana quella di ieri sembrava non volesse finire mai e invece è già domenica, com'è strano il tempo quando sembra incatenarsi ad un attimo e poi è già domani. Per le mamme il tempo è più pragmatico, non scandisce le ore semplici dell'orologio come si vedono lì a segnare che il giorno scorre, no per le madri il ritmo è diverso, è il ritmo dei gesti d'amore, è lo svolgersi di un filo lunghissimo che tesse la più bella tela che si possa ricamare.  È lì sono incastonate, punto dopo punto, le attese più lunghe, le aspettative più alte, i desideri esauditi, ogni lacrima e sorriso che si raccoglie e tutti gli abbracci e baci dati e ricevuti ma non vedrai mai appuntate le delusioni e i dispiaceri, quelli sono conservati in un altro luogo, il dimenticatoio, è quel post

la macchina del tempo "Il Cibo" un percorso dedicato a Roi TV.

Dal fuoco di Prometeo ai giorni nostri attraverso il tempo per raccontare storie di cibo e leggende legato ad esso. Non sarà un percorso canonico fatto di mestoli, cucchiarelle e pentole ma sarà un percorso magico, onirico pieno di aneddoti legati al cibo che, come un filo rosso, lega insieme l'umanità attraverso una connessione millenaria che ci ricorda del bisogno primario di ogni essere umano. Dal primo vagito all'ultimo respiro c'è la necessità di alimentare il nostro corpo ed è da questo bisogno primario che si snoda la grande avventura che riguarda l'umanità Quindi la nostra storia comincerà con un "C'era una Volta" come se stessimo parlando di una fiaba, antica, che racconta le vicende degli uomini e le conserva nello scrigno della memoria. Noi riapriremo questo scrigno mentre attraverseremo i millenni per onorare il più grande e immenso bisogno dell'uomo, non basta il sapere, non basta la ricchezza, non basta il potere c'è bisogno del cibo

la Pastiera di Neapolis.

La primavera si stava avvicinando e nonostante la pioggia fredda degli ultimi giorni si sentiva nell'aria il cambiamento della terra, la natura si stava lentamente risvegliando mentre si scrollava di dosso il sonno letargico dell'inverno. Si percepiva, sottile, un entusiasmo dei sensi, un palpitare di gioie sopite che man mano, tremolanti, si avviavano a nuova vita, ed era tutto un rifiorire di esistenza e di rinascita. I colori erano più forti mentre disegnavano, con la loro fulgida magia, i campi coltivati, l'erba destinata alla pastorizia riluceva di brina delicata, leggera e umida questa donava un'immagine di freschezza e un profumo pungente che arrivava alle narici prepotente, dalle  stalle si udivano i "vagiti" dei vitellini che reclamavano le cure materne e gli alberi in fiore lanciavano profumi che inondavano l'aria con grazia delicata, quasi come un sospiro, quasi come un dono insperato. Era questa l'immagine bucolica che traspariva dagli occh

la zuppa di cozze.

C'era una volta il re a Napoli, comincia così la storia della zuppa di cozze:  Il portone del convento si apri' cigolando rumorosamente, il frate Domenicano che uscì nottetempo aveva un'espressione corrucciata, era sensibilmente infastidito e adirato con il suo re napoletano, non bastava che fosse egli stesso un lazzarone e che ci tenesse tanto a mischiarsi con la plebe ma addirittura andare a pesca con quei miserabili pescatori era troppo, non sapeva che era pericoloso? Ci avrebbe pensato lui a riportarlo sulla retta via, penso' Fra Gregorio mentre si tirava sul capo il cappuccio e si stringeva il mantello logoro attorno al corpo, nonostante la primavera faceva freddo quella notte, sembrava quasi che il gelo non volesse cedere il passo al tepore che arrivava in punta di piedi nel periodo pasquale.  "Maronna mia accumpagneme tu" e con un frettoloso segno della croce, quasi fosse più un gesto aprotopaico che dettato dalla sua fede, il religioso, pingue nella su

San Giuseppe

Un'altra festa del papà è passata, nelle cucine un tripudio di zeppole fritte o al forno spolverate con lo zucchero fine e ornate dalle succose amarene, i sorrisi ad incorniciare le bocche sdendate dei piccoli di famiglia, gli abbracci confusi e mescolati con gli sguardi d'amore, il tintinnio delle posate poggiate ai piatti, il rumore dei cristalli, il brusio di tenere parole affettuose, il pane fragrante e profumato, il vino frizzante, bianco e fresco, la grande "Zuppiera" trabordante di pasta al ragù, quello buono delle grandi feste, quello che ha "Pippiato" per ore per la delizia dei parenti, le braciole morbide, si si morbide perché l'altra volta erano toste e mamma' si è fatte sentire da don Peppe, il macellaio, non le deve dare quelle fettine toste ma quelle con il nervo e il grasso perché il grasso quando si scioglie nel sugo lo insaporisce.  E poi le polpette, prima fritte e poi passate nel sugo, maro' che bontà, io volevo una tracchia pe

il sartu di riso

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Una delle creazioni più gustose della cucina napoletana è il famoso sartu di riso, ma come è nato questo bellissimo piatto fatto con il riso in una città dove la pasta è regina? Heee, ed è proprio grazie ad una regina che il sartu è arrivato nel regno di Napoli, ed  ora, con un piccolo salto indietro nel tempo, vi racconto la sua vera storia. C'era una volta... si perché le storie che parlano di Re, Regine, principi e principesse non può che cominciare così, con la formula magica che incanta e rapisce l'attenzione  ma ora... Immaginate per un attimo un regno antico in una bellissima terra lontana lontana, piena di luce, suoni e lazzaroni, il regno di Napoli, le vie di questo regno erano antiche e grandi, lastricate di musica e postulati, i profumi del mare, che giungevano dal porto pungevano le narici e davano quasi la nausea alla giovane viaggiatrice che, con il naso nascosto in un fazzoletto di trine profumato di mughetto, guardava esterefatta e spaventata  la gran confusione

un nuovo menu'

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Un temporary store per combattere la malasorte che ci vede di nuovo chiusi in attesa che il Covid lasci libere le nostre vite.  UN nuovo brand nato per reinventare un lavoro che vede una famiglia, impegnata da cento anni nella ristorazione, combattere un'ennesima battaglia, sperando che il futuro torni a brillare sereno vi condivido una storia di fatta di cibo, quello buono.  Immaginate di guardare dall’alto, come in un sogno, le montagne che ci circondano e che attraversano le costiere Sorrentina ed Amalfitana. Sto parlando dei Monti Lattari, già nel nome di queste rigogliose montagne si nasconde un’antica nenia portata dalle dolci parole delle nutrici che coccolavano i pargoli e i neonati. Mai definizione può essere più attenta rivelòatrice dei dettagli  di vita quotidiana che si perde nel tempo e nella memoria delle cose e delle persone. Alle pendici di questi monti si accoccolano paesi e città che con le loro storie, antiche e moderne, hanno dato vita ad una cultura che spazia