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Visualizzazione dei post da marzo, 2021

la zuppa di cozze.

C'era una volta il re a Napoli, comincia così la storia della zuppa di cozze:  Il portone del convento si apri' cigolando rumorosamente, il frate Domenicano che uscì nottetempo aveva un'espressione corrucciata, era sensibilmente infastidito e adirato con il suo re napoletano, non bastava che fosse egli stesso un lazzarone e che ci tenesse tanto a mischiarsi con la plebe ma addirittura andare a pesca con quei miserabili pescatori era troppo, non sapeva che era pericoloso? Ci avrebbe pensato lui a riportarlo sulla retta via, penso' Fra Gregorio mentre si tirava sul capo il cappuccio e si stringeva il mantello logoro attorno al corpo, nonostante la primavera faceva freddo quella notte, sembrava quasi che il gelo non volesse cedere il passo al tepore che arrivava in punta di piedi nel periodo pasquale.  "Maronna mia accumpagneme tu" e con un frettoloso segno della croce, quasi fosse più un gesto aprotopaico che dettato dalla sua fede, il religioso, pingue nella su

San Giuseppe

Un'altra festa del papà è passata, nelle cucine un tripudio di zeppole fritte o al forno spolverate con lo zucchero fine e ornate dalle succose amarene, i sorrisi ad incorniciare le bocche sdendate dei piccoli di famiglia, gli abbracci confusi e mescolati con gli sguardi d'amore, il tintinnio delle posate poggiate ai piatti, il rumore dei cristalli, il brusio di tenere parole affettuose, il pane fragrante e profumato, il vino frizzante, bianco e fresco, la grande "Zuppiera" trabordante di pasta al ragù, quello buono delle grandi feste, quello che ha "Pippiato" per ore per la delizia dei parenti, le braciole morbide, si si morbide perché l'altra volta erano toste e mamma' si è fatte sentire da don Peppe, il macellaio, non le deve dare quelle fettine toste ma quelle con il nervo e il grasso perché il grasso quando si scioglie nel sugo lo insaporisce.  E poi le polpette, prima fritte e poi passate nel sugo, maro' che bontà, io volevo una tracchia pe

il sartu di riso

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Una delle creazioni più gustose della cucina napoletana è il famoso sartu di riso, ma come è nato questo bellissimo piatto fatto con il riso in una città dove la pasta è regina? Heee, ed è proprio grazie ad una regina che il sartu è arrivato nel regno di Napoli, ed  ora, con un piccolo salto indietro nel tempo, vi racconto la sua vera storia. C'era una volta... si perché le storie che parlano di Re, Regine, principi e principesse non può che cominciare così, con la formula magica che incanta e rapisce l'attenzione  ma ora... Immaginate per un attimo un regno antico in una bellissima terra lontana lontana, piena di luce, suoni e lazzaroni, il regno di Napoli, le vie di questo regno erano antiche e grandi, lastricate di musica e postulati, i profumi del mare, che giungevano dal porto pungevano le narici e davano quasi la nausea alla giovane viaggiatrice che, con il naso nascosto in un fazzoletto di trine profumato di mughetto, guardava esterefatta e spaventata  la gran confusione

un nuovo menu'

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Un temporary store per combattere la malasorte che ci vede di nuovo chiusi in attesa che il Covid lasci libere le nostre vite.  UN nuovo brand nato per reinventare un lavoro che vede una famiglia, impegnata da cento anni nella ristorazione, combattere un'ennesima battaglia, sperando che il futuro torni a brillare sereno vi condivido una storia di fatta di cibo, quello buono.  Immaginate di guardare dall’alto, come in un sogno, le montagne che ci circondano e che attraversano le costiere Sorrentina ed Amalfitana. Sto parlando dei Monti Lattari, già nel nome di queste rigogliose montagne si nasconde un’antica nenia portata dalle dolci parole delle nutrici che coccolavano i pargoli e i neonati. Mai definizione può essere più attenta rivelòatrice dei dettagli  di vita quotidiana che si perde nel tempo e nella memoria delle cose e delle persone. Alle pendici di questi monti si accoccolano paesi e città che con le loro storie, antiche e moderne, hanno dato vita ad una cultura che spazia

un ricordo improvviso, una foto e tanta nostalgia.

Oggi pomeriggio, mentre stavo riponendo delle coperte di lana che avevo lavato approfittando del sole dei giorni scorsi, mi sono imbattuta in un bellissimo album di Alcantara che faceva capolino dall'anta dell'armadio, non era nel posto giusto ho pensato, come se ci fosse un mobile prestabilito per gli album, non lo ricordavo e così invece di continuare con la tediosa manzione casalinga ho sfilato il grande libro rosa sfumato, che  quasi sfocia nel lilla, dal suo alloggio sbagliato per distrarmi dal noioso ruolo muliebre. È risultato morbido al tatto come bello agli occhi, ed era come uno scrigno prezioso di vecchia memoria perduto e poi ritrovato per caso, un portale che si è spalancato indietro nel tempo per rivelare sorrisi felici e attese speranzose, e lì, tra le gioie passate e vissute, le grandi assenze, quelle che fanno lacrimare l'anima e tremare il cuore con sussulti dolorosi, quelle che mai avresti voluto ammettere nella tua vita. Quanta nostalgia nello sfogliare