San Giuseppe

Un'altra festa del papà è passata, nelle cucine un tripudio di zeppole fritte o al forno spolverate con lo zucchero fine e ornate dalle succose amarene, i sorrisi ad incorniciare le bocche sdendate dei piccoli di famiglia, gli abbracci confusi e mescolati con gli sguardi d'amore, il tintinnio delle posate poggiate ai piatti, il rumore dei cristalli, il brusio di tenere parole affettuose, il pane fragrante e profumato, il vino frizzante, bianco e fresco, la grande "Zuppiera" trabordante di pasta al ragù, quello buono delle grandi feste, quello che ha "Pippiato" per ore per la delizia dei parenti, le braciole morbide, si si morbide perché l'altra volta erano toste e mamma' si è fatte sentire da don Peppe, il macellaio, non le deve dare quelle fettine toste ma quelle con il nervo e il grasso perché il grasso quando si scioglie nel sugo lo insaporisce. 
E poi le polpette, prima fritte e poi passate nel sugo, maro' che bontà, io volevo una tracchia perché non ne hai messe di più!?!?, un lamento dal fondo della tavola, con tutto sto ben di Dio che c'è vuole la tracchia, lo sapeva mamma' che quella si lamenta sempre e che gliela doveva mettere da parte, poi ecco arrivare le patatine fritte e il silenzio torna sovrano soffocato dalla presenza del cibo. 
"Mamma" ma che buona la parmigiana di melanzane" si lo so che lei l'ha fritta con l'uovo perché piace a papà, c'è sempre questa "carezza" invisibile che accompagna i gesti apparentemente normali come il fare una parmigiana, e invece lì si trova, inaspettata, una carezza che dice "Ti voglio bene nonostante tutto", in un linguaggio che sfugge perché è un codice segreto che lega due sole anime, quelle unite dai sacramenti e che danzano nella vita ormai da cinquant'anni accompagnati da un lento valzer, accomodante e comodo che calza loro a pennello e il "nonostante tutto" è solo amore. 
Poi finalmente i dolci, che profumo da quella crema, che bontà ste zeppole, ma hai fatto pure il babba'?
"No il babba' lo ha portato mio cognato, io non avevo il tempo di farlo", buono davvero ma io non posso mangiarlo sono astemia mannaggia, e mi accontento di una zeppole fritta, e il suo sapore mi esalta e mi stordisce, la dolcezza della crema rapisce la pasta chou e si abbraccia suadente all'amarena spiritosa che gli dona una sfrontatezza inaspettata, mi dimentico sempre di quanto sono buone le zeppole di San Giuseppe, pare che ogni anno sono una scoperta ma forse è perché le mangio una volta all'anno? 
"Mannaggia" corro in cucina da dove sento questa esclamazione sgomenta, "che c'è?" domando preoccupata "Mi sono dimenticata I carciofi fritti sotto al forno, mo l'incarto e ve li portate a casa, qua non ci possono stare, domani dieta ferrea, papà non li può mangiare, mannaggia lo faccio sempre, quel forno è scuro e rotto, lo uso solo per poggiarci le cose" "dì la verità mamma, li avevi nascosti per farci una sorpresa?" 
"hahahahaha". 
Bip, bip, bip, bip, bip, bip, bip, bip, la sveglia, anzi le sveglie, ho puntato due sveglie su due cellulari perché riemergere dalla notte e dai pensieri che l'accompagnano è diventato un problema, ed è così che capisco che era un sogno, solo un sogno e mi sento patetica, forse la colpa è stata del film su Carosone che ha aperto la "Casciaforte" e ha fatto uscire, inaspettatamente, una valanga di ricordi che mi hanno accompagnato tutta la notte, delicati, soffusi portandomi tra la malinconia e il pulsare dei sentimenti soffocati in una giornata speciale tra le braccia della mia famiglia e quelle del mio papà. 
Ma era solo un sogno, auguri papà ovunque tu sia, la prossima volta ti regalo un bacio non una cravatta, di quelle non ne hai più bisogno. 


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