il cibo della vita

"Nun te spurcà a vesta buona", così tra una parola in italiano e qualche accenno al nostro  dialetto la nonna ci apostrofava prima di portarci in camera da letto dove ci faceva cambiare, Lei aveva, infatti, il cassetto magico da dove spuntavano pantaloncini e magliette che sempre calzavano alla perfezione.
       I nostri abitini belli della domenica venivano stesi con cura sul grande letto e così poteva cominciare l'avventura del giorno preferito della settimana.
La Domenica.
    "M’aggi’ aizata e sei per fare il ragù*" cominciava la nonna con l'immancabile dialetto misto e noi" perché alle sei nonna ma sei pazza " ,  e continuavamo con un infinità di domande capitanate sempre da un "Perché".
        "Per fare 0 rau', voi lo sapete che la nonna ha imparato da bambina a farlo, guai se mamma' vereva qualcosa fuori posto nella pentola, tutta a robba che ieva arinto la comprava essa che mane soie, io mi devo fa capace e chello che me porta o nonno".
        E giù con una filippica sulle scelte del coniuge.
        C'è da dire che la parsimonia di mio nonno era proverbiale e spesso i coniugi litigavano per questo, mi ricordo in particolare l'espressione incredula sul suo viso quando per sbrinare il frigorifero buco'la serpentina refrigerante.
        Noi piccole eravamo in salotto con la nonna e lui arrivò, armato di coltello, con le braccia scese lungo i fianchi,  le spalle crollate e gli occhi tristi e disse “ho scassato o frigorifero".
        Ridemmo a crepapelle per un quarto d'ora tutte insieme, noi per la scena offerta dal nonno e lei perché sapeva che si sarebbe dovuto acquistare un nuovo elettrodomestico e che quindi il nonno , a suo dire,"doveva  mettere mano a sacca”.
     Mio nonno materno era  una figura marginale nella nostra vita infantile, non sapevamo riconoscere la sua tenerezza nascosta che  si è svelata immensa e prepotente quando, costretto da un grave malore, dovette andare in pensione.
       Era solo il  signore impegnato dietro il banco salumeria che ci preparava dei  piccoli panini all'olio farciti con il tonno,  in quel bellissimo banco luminoso e luccicante,  che  profumava di formaggi stagionati* e salumi* pregiati, c'era sempre una grandissima scatola di tonno aperta con la punta di qualche coltellaccio posato sul retro,  sembrava una confezione fatta per un gigante che attendeva nell'ombra per reclamarne il possesso e a volte ci guardavamo alle spalle temendo l’arrivo di questo immaginario mostro. 

    

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