il cibo della vita

A volte ci capitava anche di dormire a casa della nonna e il povero nonno era costretto a trasferirsi nella fredda stanza degli ospiti e noi, maestose e festose, giacevano nel lettone con lei per una notte intera.

          Eravamo buffe, con l’attesa dipinta sul viso dalla gioia, sapevamo che la fiaba della notte sarebbe stata sempre più bella e che la nonna avrebbe raccolto per noi tutte le stelle del firmamento per illuminare i nostri occhi che, a mano a mano, si chiudevano con la complicità del sonno tra le ciglia riottose ad avvicinarsi per dare pace alla casa e alla matriarca affettuosa.
          Passava così il nostro giorno preferito e il lunedì ricominciava la scuola, preparavamo le cartelle belle con i pastelli a cera, le matite e i pennarelli colorati profumati di novità, i quaderni a righe e a quadretti , la merendina e c'era sempre un palpito di paura nell'affrontare un nuovo giorno scolastico, "avete fatto tutti i compiti, vi siete dimenticate niente?” e le raccomandazioni di mamma si confondevano arrivando alle orecchie come un suono indistinto ma familiare e dolce che ci accompagnava fino al portone della scuola.
      E’ quasi un'abitudine comune a tutti i bambini quella di trasformare le raccomandazioni materne in un tramestio vocale che si confonde tra i pensieri in una autodifesa infantile mista a impazienza , quasi a voler dimostrare di essere nati "già imparati".
    Ovviamente si usciva di casa dopo una colazione a base di latte dolce e l'immancabile presto fatto spalmato con le conserve fatte dalla nonna. Era impensabile, allora, mangiare le brioscine e i biscotti che si trovano ora nei supermercati e la scelta si limitava alle fette biscottate declamati anche come i biscotti della salute.
      La nostra scuola era bellissima, un edificio immenso e antico che ci intimava un silenzio reverenziale per quanto era possente e maestoso, le classi, grandissime e riverberanti di luce , erano divise tra maschili e femminili in una distinzione che oggi fa sorridere, eravamo tutte principessine ordinate e pettinate e guardavamo altezzose i maschietti scalmanati, che arrivavano correndo sulle grandi scale d'ingresso, come se fossero insetti molesti.
          " In piedi" ordinava la capoclasse e noi ubbidienti come soldatini scattavamo sull'attenti all'ingresso della maestra.
      "Oggi dettato” ci annunciava altezzosa come una dea greca che dispensava sapienza alle nostre giovani menti e noi lì tra il rumore dei banchi trascinati e sedie spostate ci accingievamo a fare mostra di bella grafia per strappare un dieci alla nostra insegnante .
         Spesso ci era concesso, dalla clemenza del clima mediterraneo, di fare la ricreazione nel grande cortile protetto da alti cancelli di ferro e noi scendevamo a godere del sole, ordinate e composte, con i panierini per mangiare un panino all'olio e bere un succo di frutta stipato affettuosamente da mamma in quei cestini di vimini . 

         Erano due soli morsi in effetti quelli che ci aspettavano ma in quel momento della giornata scolastica ci coccolavano e ci riportavano a quell'affetto materno che viene a mancare a ogni bambino che si allontana dal suo nido.
Perciò c'era sempre un po' di nostalgia quando all'ingresso della scuola ci dovevamo staccare dalle mani sicure che ci crescevano e la presenza della merenda nel panierinio era rassicurante e ci avvolgeva col suo profumo di amorevole presenza matriarcale 

Commenti

Post popolari in questo blog

la zuppa di cozze.

le nascite

un ricordo improvviso, una foto e tanta nostalgia.