C'era una volta il re a Napoli, comincia così la storia della zuppa di cozze: Il portone del convento si apri' cigolando rumorosamente, il frate Domenicano che uscì nottetempo aveva un'espressione corrucciata, era sensibilmente infastidito e adirato con il suo re napoletano, non bastava che fosse egli stesso un lazzarone e che ci tenesse tanto a mischiarsi con la plebe ma addirittura andare a pesca con quei miserabili pescatori era troppo, non sapeva che era pericoloso? Ci avrebbe pensato lui a riportarlo sulla retta via, penso' Fra Gregorio mentre si tirava sul capo il cappuccio e si stringeva il mantello logoro attorno al corpo, nonostante la primavera faceva freddo quella notte, sembrava quasi che il gelo non volesse cedere il passo al tepore che arrivava in punta di piedi nel periodo pasquale. "Maronna mia accumpagneme tu" e con un frettoloso segno della croce, quasi fosse più un gesto aprotopaico che dettato dalla sua fede, il religioso, pingue nella su
Il cibo dell'anima. Auguri, auguri, auguri. Fuori dalla sala parto un piccolo gruppo di parenti si abbraccia emozionato mentre un vagito esplode di vita dall'interno, è nato. Il neonato piange per riempire di vita i polmoni e per reclamare la sua fonte primaria di sopravvivenza. Comincia così il percorso di un nuovo essere umano tra le pighe della vita accompagnato da una costante che non abbandonerà mai di essere la sua più importante necessità "IL CIBO". E ora è tempo di festeggiare l'evento, in casa fervono i preparativi per il pranzo che accoglierà il nuovo arrivato. La nonna ricopre la tavola stendendo con cura la più bella tovaglia ricamata del suo corredo, quella con il pizzo che un'altra nonna antica aveva cucito punto dopo punto e che irradia amore dal candore del suo tessuto. E lei indugia, trasognata, su quel lino inamidato accarezzandone ogni fiore ed ogni foglia che, come un messaggio nascosto, le parlano di riti sacri santificati con il cibo d
Oggi pomeriggio, mentre stavo riponendo delle coperte di lana che avevo lavato approfittando del sole dei giorni scorsi, mi sono imbattuta in un bellissimo album di Alcantara che faceva capolino dall'anta dell'armadio, non era nel posto giusto ho pensato, come se ci fosse un mobile prestabilito per gli album, non lo ricordavo e così invece di continuare con la tediosa manzione casalinga ho sfilato il grande libro rosa sfumato, che quasi sfocia nel lilla, dal suo alloggio sbagliato per distrarmi dal noioso ruolo muliebre. È risultato morbido al tatto come bello agli occhi, ed era come uno scrigno prezioso di vecchia memoria perduto e poi ritrovato per caso, un portale che si è spalancato indietro nel tempo per rivelare sorrisi felici e attese speranzose, e lì, tra le gioie passate e vissute, le grandi assenze, quelle che fanno lacrimare l'anima e tremare il cuore con sussulti dolorosi, quelle che mai avresti voluto ammettere nella tua vita. Quanta nostalgia nello sfogliare
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